C’è qualcosa di curioso nella Cattedrale di Vasto, un misto di povertà e magnificenza che solo la sua storia può spiegare.
La chiesa fu fondata per volere del conte Rolando Palatino nel 1262 e intitolata a Santa Margherita. Nel 1300, Carlo II d’Angiò, Re di Napoli, la concesse all’ordine degli Agostiniani, che avevano il loro convento accanto all’edificio e la riconsacrarono a Sant’Agostino. Il convento era sicuramente già attivo al tempo della fondazione, poiché si ha notizia che il Beato Angelo da Furci, in seguito priore degli Agostiniani per la provincia napoletana e oggi patrono del suo paese natale nella comunità montana del Vastese, vi fu ordinato sacerdote nel 1266.

Il chiostro si trovava alla sinistra della chiesa, nell’area ora nota come Largo del Fanciullo. Dietro il monastero, i monaci tenevano probabilmente orti e costruzioni di servizio. Su queste proprietà, nel 1427, il signore di Vasto, Giacomo Caldora, iniziò la costruzione del suo magnifico palazzo, che sarebbe poi diventato la residenza dei marchesi d’Avalos.

La chiesa, situata tra i due nuclei fortificati altomedievali di Guasto d’Aymone e Castel Gisone, divenne il perfetto baricentro della città con l’espansione delle mura voluta dal Caldora. Alle sue spalle sorgeva la residenza del signore, con la Porta Palazzo come ingresso dalla costa. Di fronte si trovava il Castello Caldoresco e la Porta Castello, che collegava la città con il contado.

Anche se rimase a servizio del monastero fino alla soppressione dell’ordine con gli editti napoleonici di inizio Ottocento, la chiesa di Sant’Agostino rivestì sempre un ruolo importante per la comunità cittadina.
Dopo essere stata incendiata dai turchi durante l’incursione del 1566, la chiesa fu restaurata nel 1568. Nel 1576, Alfonso Caprioli, appartenente a una famiglia di giuristi e letterati vastesi, fondò la Compagnia della Carità e della Morte, che operava nella cappella della Madonna Addolorata. Successivamente, questa si trasferì nella chiesa di San Francesco da Paola, oggi nota ai vastesi come “Chiesa dell’Addolorata”.

Il campanile della chiesa fu completato in diverse fasi e raggiunse la forma attuale nel 1730, con l’aggiunta dell’orologio che, in precedenza, si trovava nel palazzo comunale in Piazza del Pesce (oggi Piazza Caprioli). Durante il Settecento, il convento degli Agostiniani ospitava una ricca biblioteca, donata dalla nobildonna Virginia Magnacervo.

Dopo i disordini legati alla proclamazione della Repubblica Vastese nel 1799, il convento fu trasformato in caserma per i soldati. Una traccia di questo periodo è visibile nella targa sulla facciata, a sinistra del portale, che ricorda il conferimento della cittadinanza onoraria al generale Charles Antoine Manhès il 10 aprile 1810.

Nel 1808, Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone e Re di Napoli, dichiarò la chiesa “Collegiata insigne”, donando al collegio dei suoi sacerdoti la facoltà di amministrare le questioni religiose relative alla chiesa e alla comunità dei fedeli. Il nuovo collegio sostituì quelli di Santa Maria Maggiore e San Pietro, a cui il re aveva revocato il titolo a causa dei continui conflitti tra le due comunità religiose. I canonici decisero di riconsacrare la chiesa a San Giuseppe, in onore del sovrano. Quest’ultimo commissionò una scultura lignea, ora collocata nell’abside dietro l’altare maggiore.

La chiesa di San Giuseppe rimase l’unica parrocchia di Vasto per circa un secolo. Nel 1853 ottenne da Pio IX il titolo di Cattedrale. I rifacimenti necessari furono completati nel 1890, grazie ai lavori di Francesco Benedetti. La cappella del Sacro Cuore, accanto al presbiterio, fu realizzata nel 1909.

Durante il periodo fascista, furono eseguiti nuovi interventi decorativi, tra cui il rosone, installato nel 1928 a spese della famiglia Genova-Rulli. Nel 1986, la chiesa fu elevata al rango di concattedrale della diocesi di Chieti e Vasto. Più recentemente è stato restaurato l’organo, utilizzato per funzioni e per il festival musicale che anima le serate estive del centro cittadino.